Anton Cechov (1860-1904), scrittore e medico russo, parla così della sua infanzia: "Mio padre cominciò a educarmi, o più semplicemente a picchiarmi, quando non avevo ancora cinque anni. Ogni mattina, al risveglio, il primo pensiero era: oggi sarò picchiato?... Sono stato allevato nella religione, ho cantato nel coro, ho letto gli Apostoli e i salmi in chiesa, ho assistito regolarmente ai mattutini, ho persino aiutato a servir messa e ho suonato le campane. E qual è il risultato di tutto ciò?Non ho avuto infanzia. E non ho più alcun sentimento religioso.»I suoi racconti, dall'umorismo tagliente, trovano qui le loro radici, e, sempre nelle parole di Cechov: «è arduo andare a caccia dell'umorismo. Vi sono giorni in cui si va alla ricerca delle facezie e se ne creano alcune di una banalità nauseante. Allora, volente o nolente, si passa nel campo della serietà». Fu così che ogni tanto gli fu permesso dagli editori di scrivere racconti con un registro serio o malinconico. Cornice musicale dall'Eugene Onegin di Tchaikovsky.
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